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“Il terzo settore ha assunto un ruolo determinante nella società odierna”

“I giovani rappresentano il principale investimento, lavoreremo per avvicinarli al volontariato”: parla il Presidente Ail Foggia l’ematologo Celestino Ferrandina che traccia il bilancio anche sotto il profilo sanitario della pandemia da Covid e i progressi della medicina in campo ematologico

Il prossimo fine settimana, sabato 14 e domenica 15 maggio, torna a colorare la piazza di Foggia  la XV edizione della festa del volontariato organizzata dal Csv Foggia, il centro di servizi al volontariato. Circa 50 le associazioni coinvolte, centinaia i volontari. Tra le tante associazioni, sarà presente anche l’Ail, l’associazione contro le leucemie che, in questi due anni di pandemia, così come le altre associazioni, ha mostrato ancor più il volto della solidarietà. Un compito difficile quello delle associazioni, soprattutto quelle a chiara connotazione sanitaria, protagoniste della creazione di un filo conduttore con la popolazione, soprattutto la più fragile. Ed è stata questa la “mission” dell’Ail, ovvero quella di essere vicina ai pazienti più a rischio, quelli affetti da patologie oncoematologiche, che, nei due lunghi anni di pandemia, tra paura di accesso alle cure, covid e vaccinazioni hanno dovuto affrontare difficoltà nettamente superiori al resto della popolazione. Ne abbiamo parlato con il Presidente dell’Ail, sezione di Foggia, l’ematologo Celestino Ferrandina per tracciare un bilancio di ciò che è stato e di ciò che sarà sotto il profilo associativo e quello sanitario.

Dottore, sono trascorsi oltre due anni dall’inizio della pandemia. Un virus sconosciuto che ha stravolto e in molti casi cambiato per sempre la vita dei cittadini. Ancor più di quelli affetti da patologie oncoematologiche. Come medico, da oltre 30 anni impegnato nel campo dell’ematologia raggiungendo livelli sempre più elevati nella cura delle malattie del sangue, e come presidente di un’associazione, cosa l’ha colpita maggiormente? Quali sono state le difficoltà maggiori da affrontare?

La pandemia da covid 19 ha evidenziato due aspetti che si sono intersecati tra loro: da un lato ha messo in luce ancor più le carenze e le lacune del servizio sanitario che, negli ultimi decenni, ha subito un progressivo smantellamento e che, appunto, la pandemia ha acuito. Dall’altro, come altra faccia della medaglia, ha esaltato la peculiare tendenza del popolo italiano all’associazionismo e al volontariato, intervenuto, a più riprese, lì dove il sistema sanitario stava lasciando gravi lacune, andando a compensare le stesse. Proprio negli ultimi due anni, ancor più che in passato, incrociando un virus sconosciuto e terribile che si è abbattuto come un uragano sull’intera popolazione mondiale, l’Italia ha mostrato il suo volto migliore nel prodigarsi per il prossimo

La medicina negli ultimi decenni ha fatto passi da gigante, anche grazie alle scoperte scientifiche. Scoperte a cui la stessa Ail ha contribuito in termini di risorse economiche. Nel fine settimana del 14 e 15 maggio si terrà la quindicesima edizione della festa del volontariato e l’Ail, come sempre, sarà in piazza con un suo stand, volontari e materiale informativo da distribuire ai tanti che si avvicineranno con curiosità alle diverse associazioni presenti. Ma al di là della presenza in piazza, che per associazioni ben radicate sul territorio rappresenta un’ulteriore conferma, qual è il senso che lei vorrebbe che la popolazione colga in questo lungo week end?

La Festa del volontariato, come si evince dal termine stesso, è una festa, un momento di celebrazione ed un richiamo allo spirito di generosità della popolazione ed occasione, al tempo stesso, per sensibilizzare quella parte di popolazione non ancora coinvolta in attività di volontariato, che in Italia, coinvolge, lo ripeto, la stragrande maggioranza della popolazione. Se in Italia il terzo settore ha una diffusione capillare, nella nostra provincia lo è ancor più. Basti pensare alla presenza di associazioni culturali, sportive, sanitarie e di altra natura che intervengono nelle dinamiche cittadine.

Da un punto di vista strettamente sanitario ci sono delle indicazioni che sente di fornire alla popolazione per condurre uno stile di vita sano che possa prevenire l’insorgere di malattie oncologiche, in particolare quelle ematologiche?

In campo ematologico, a differenza di quello che accade con patologie oncologiche solide, non esiste la possibilità di prevenire l’insorgenza di alcune malattie attraverso indagini specifiche come avviene, per esempio, nel caso di tumore alla mammella in cui la prevenzione primaria è fondamentale, con l’esecuzione dello screening mammario, o nel caso di tumore della cervice uterina in cui la prevenzione è garantita dall’esecuzione periodica di pap test, così come nel tumore del colon retto, in cui fondamentale è la ricerca del sangue occulto nelle feci. In ematologia non esistono indagini così specifiche da poter effettuare. Ma la profilassi e la prevenzione risiedono nella conduzione di uno stile di vita sano, corretto, attinente ad indicazioni igieniche ottimali, un’adeguata attività fisica, il controllo del peso corporeo, controllo delle malattie metaboliche, soprattutto per quanto attiene una corretta alimentazione, evitando l’esposizione ad eventuali sostanze tossiche che possono predisporre all’insorgenza di malattie ematologiche. Faccio riferimento al fumo di sigaretta che, in particolare nelle donne, predispone a malattie oncoematologiche, all’esposizione a radiazioni ionizzanti, a campi elettromagnetici, all’alimentazione che non preveda l’utilizzo di prodotti della terra (come frutta e verdura) trattati con pesticidi o erbicidi, ma un corretto stile di vita che peraltro vale come prevenzione dall’insorgenza di tutte le malattie. In futuro si potrà prevedere per ciascun individuo la predisposizione ad una particolare malattia anche ematologica, quando gli studi di genomica saranno più ampiamente disponibili nella routine clinica. Ma siamo ancora lontani da tale obiettivo, per cui la prevenzione è attualmente affidata alle corrette norme igienico sanitarie.

La medicina, come detto negli ultimi anni, grazie al supporto della scienza, ha fatto passi da gigante nella lotta ai tumori del sangue e a tutte le patologie connesse. Ha fondato, insieme ad un esiguo numero di medici allora guidati dal primario Michele Monaco, scomparso nel maggio 2018, il reparto di Ematologia a Foggia, realtà che ha così permesso ai tanti pazienti di non intraprendere più viaggi della speranza e di potersi curare nella propria terra. Allo stesso tempo, con l’Ail veniva attivato il servizio di assistenza domiciliare, il primo innovativo supporto per i malati promosso in Capitanata, per essere vicini alle esigenze di chi gravemente malato veniva seguito presso la propria abitazione. Ora, invece, ha messo su una realtà ematologica presso il San Francesco Hospital. Cosa può dunque ancora dare la medicina alla lotta ai tumori del sangue e alla popolazione?

La medicina può dare ancora molto, anche perchè non tutte le malattie connesse ai tumori del sangue sono state sconfitte. Certamente i risultati raggiunti sono stati enormi. Basti pensare che l’ematologia è una branca che ha avuto uno sviluppo ampio tra la fine degli anni 60 e gli inizi dei 70. Alcune malattie incurabili hanno trovato una cura, vedendo aumentare le possibilità di vita e anche migliorare la qualità di vita dei pazienti. Non si è ancora raggiunta la possibilità di curare tutte le malattie allo stesso modo. Ci sono malattie che ancora compromettono la durata di vita dei pazienti. Ma la lotta a queste malattie ha visto un deciso e notevole intervento proprio dell’Ail che ha giocato un ruolo fondamentale nel supportare i pazienti e le loro famiglie e nel supportare il Gimema (gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto)che rappresenta uno dei più importanti gruppi di ricerca in campo ematologico a livello internazionale.
Tutto questo mostra come il volontariato sia fondamentale nella nostra società anche e soprattutto per finanziare i progressi della scienza e della tecnologia

Il terzo settore ha assunto un ruolo determinante nella società odierna. Ed è fucina di novità e speranza. Da più parti arriva l’invito ai giovani ad avvicinarsi al mondo del volontariato. In conclusione Presidente in vista proprio della festa del volontariato, cosa vuol dire ai giovani che rappresentano poi il futuro di questo paese?

I giovani rappresentano il principale investimento della società. Rappresentano il futuro del terzo settore che non potrà più prescindere da professionalità sempre più adeguate e qualificate che troveranno un vero e proprio impiego nel terzo settore. Obiettivo dell’Ail Foggia è proprio quello di avvicinare quanto più possibile il mondo giovanile alla realtà del volontariato. E lo faremo attraverso un progetto che dal prossimo anno scolastico coinvolgerà le scuole medie e superiori della città e della provincia. Stiamo pensando a seminari formativi nel campo del volontariato in generale, ed in particolare in quello oncoematologico, per formare figure in grado di dare supporto anche psicologico ai pazienti e alle loro famiglie. Coinvolgeremo i giovani studenti, in accordo con i dirigenti scolastici e gli insegnanti, in contest e concorsi per la realizzazione di spot divulgativi, che potranno concorrere a divenire spot ufficiali della campagna di comunicazione dell’Ail. Tante sono le progettualità in cantiere. Con i nostri volontari, stiamo mettendo a punto tutta una serie di attività che permetteranno ai giovani di sentirsi parte integrante di un mondo ricco di umanità, speranza e passione per il prossimo, che riempie il cuore e la vita