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Carcere di Foggia, nuovo suicidio: si toglie la vita un 62enne

A comunicare la notizia è una nota del sindacato Sappe.

Non si ferma la catena di morte nel carcere Foggia , ad appena due settimane un altro detenuto di origini baresi di anni 62 con fine pena 2027 per maltrattamenti in famiglia, si è tolto la vita impiccandosi con una rudimentale corda, che ha appeso allo finestra della stanza .

Sembra che il detenuto in questione abbia avuto un passato turbolento in quanto estremista nero, ma tutto ciò ora non conta più poiché la morte ha pareggiato ogni conto.

Purtroppo aveva poche chance di essere salvato, nonostante la professionalità, il coraggio, e l’abnegazione dei poliziotti di Foggia.

A quell’ora circa le 5 del mattino , un solo agente deve gestire più sezioni detentive e non può essere contemporaneamente in ogni luogo.

Senza i coraggiosi interventi dei poliziotti penitenziari di Foggia la lista chi per motivi vari, ha deciso di volare oltre le sbarre del carcere, sarebbe stata molto lunga.

Fino a qualche anno fa ci si indignava, ci si interrogava anche sui mass media nazionali, ora più niente qualche riga nella cronaca locale ed avanti il prossimo.

Eppure questo è l’ennesimo episodio di una tragedia continua che ha responsabilità molto precise, a partire da chi ha voluto consegnare le carceri italiane all’anarchia.

Ci riferiamo alla politica ed al DAP che nei fatti hanno smantellato la sicurezza nelle carceri , e l’attività di controllo e gestione dei detenuti.

Da mesi se non anni, il SAPPE , sindacato autonomo polizia penitenziaria denuncia la grave situazione di sovraffollamento del carcere di Foggia che è arrivato più del 170% dei posti disponibili, nonostante i gravi eventi che due anni fa hanno portato all’evasione di 73 detenuti, a cui si contrappone la grave carenza di poliziotti che devono gestire più posti di servizio contemporaneamente.

Da allora nessun intervento, anzi le cose sono peggiorate con il personale di polizia penitenziaria sempre di meno, sempre più stanco e vecchio.

Tutto ciò costringe i poliziotti a lavorare per 8, 12 ore continuative con carichi di lavoro massacranti in violazione di norme e leggi dello stato italiano.

Ma è possibile che in un cosiddetto paese civile ci si indigni per un animale maltrattato, e nessuno si preoccupi di affrontare seriamente il problema delle carceri, diventate ormai una discarica sociale ove buttare le anime ed i corpi degli ultimi, dei pazzi, dei diseredati.

Si perché questo è il carcere, ove colletti bianchi e delinquenti matricolati riescono ad evitare di soggiornare grazie ai soldi che permettono difese legali (che i poveri cristi si sognano,) sfruttando tutte le possibilità che leggi inadeguate consentono.

Senza dimenticare i tantissimi innocenti che trascorrono periodi anche lunghi in carcere, per poi uscire distrutti nell’anima e nel corpo.

Diamo appuntamento al prossimo suicidio o pestaggio di poliziotto, semprechè interessi ancora a qualcuno.